una magnifica vista dell'Arcipelago de "Li Galli" dal belvedere dell'Hotel San Pietro di Positano,

luogo tradizionalmente legato al Premio Léonide Massine per l'Arte della Danza

da una foto di Giovanni Truncellito

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POSITANO, LA CITTÀ VERTICALE

 
 

 

Si è accolti, fra le bougainville, i gerani sempre in fiore e i limoni, si è ricevuti dal canto di un giocoso merlo indiano che talvolta ti blandisce, per lo più ti provoca, avendo l’aria di divertirsi. Positano: il luogo per sentirsi come a casa propria pur vivendo l’emozione della scoperta. E tutto accade per incanto. La città si mette al tuo servizio, ti coccola, ti offre amicizia, ti culla. Tutto contribuisce alla tua felicità, il mare luccicante, il carattere e l’onestà della gente, il sole, i colori, i profumi, gli abiti, il sapore antico di un luogo arcaico eppur sempre  à la page, la vertigine e l’abbandono ai piaceri che ti sollecitano in ogni istante del tuo soggiorno. Per accorgersene basta sbirciare fra gli scavi della villa romana che cerca di tornare alla luce o fra le fogge dei nivei e coloratissimi abiti perennemente “stesi” nelle boutiques, oppure ascoltando i segnali inconfondibili di un computer che si collega con il mondo intero in un attimo. Positano luogo deputato della danza, città anelito nella sua verticalità, proprio come l’arte del movimento corporeo che trova qui i suoi numi tutelari, ieri i pastorelli che intrecciavano danze popolari sulla spiaggia, più tardi i geni del luogo Massine e Nureyev, oggi Carla Fracci ed ogni anno tanti danzatori internazionali che Alberto Testa, il gran sacerdote dell’arte coreutica, raccoglie intorno a sé da quasi quarant’anni. Di fatto la città si arrampica vertiginosamente  e miracolosamente si aggrappa alla roccia del Monte  Sant’Angelo a Tre Pizzi, fra orti e gradoni nel verde dei limoni, e delle piante aromatiche e profumate da inebriare ad ispirazione della creatività di Berenice che nel suo “antro” in cima alla verticalità positanese, riproduce nelle sue ceramiche d’autore. La città si affaccia sul mare che lambisce la Spiaggia Grande ed ammira il vortice delle danze che ogni primo sabato di settembre il “Premio Léonide Massine per l’Arte della Danza”, giunto oggi alla sua XXXV edizione, propone al pubblico internazionale mai stanco di godersi uno spettacolo di grande prestigio e di sentirsi ogni volta parte integrante del rito. “A Positano sono transitati tutti, dice con fierezza Rosalba De Lucia, che da anni è padrona di casa del turismo positanese nella minuscola sede dell’Aziendadi Soggiorno, piccola ma enorme nella generosità di segnali di amicizia e di  antica ospitalità che lei elargisce sorridente ed entusiasta, è passato tutto il bel mondo, sovrani e presidenti di stato, artisti, scrittori celebri e giornalisti famosi , attori di fama mondiale e gente comune  alla ricerca di emozioni uniche. Pepito li ha vestiti e continua a farlo da sempre con la naturalezza di chi sa elargire eleganza con pochi segni ma fortemente efficaci. Positano è celebre per la sua moda fatta di “stracci” di lino e cotone,  gli ormai celebri ”canovacci” dai tagli inconfondibili, dai colori che evocano il mare, il cielo e gli azzurri del cuore. “ Sono passati tutti da me, afferma  il decano della moda positanese, tutti e di ognuno serbo ricordi indimenticabili;  venivano qui  sia Massine che Nureyev, il primo sobrio nel vestire, il secondo più eccentrico con quel suo basco enorme che gli faceva da ombrello”. Facevano prima tappa alla Zagara per quelle granite, babà e delizie al limone che fanno il vanto di Postano Ma sono venuti nel mio atelier anche Adriano Celentano, Jacqueline Kennedy e Liz Taylor e tanti, tanti altri personaggi dal mondo intero..   

La danza abita a Positano da decenni, da quando Alberto Testa, alla fine degli anni sessanta, sollecitato da Renata Ambrosoli,  creò il Premio, divenuto l’appuntamento dell’anno e il più prestigioso e pertinente fra gli eventi internazionali dell’arte coreutica.

 Positano. Vi giunsi nel 1968, passando le serate alla Buca di Bacco, allora con Isabella e Isotta Rossellini, Luigi D’Urso, Francesco Smeraldi, insomma, con la jeunesse dorée degli anni Sessanta, oggi con Alberto Testa, Carla Fracci e Sergio Arci, colonne del premio Danza, con Emy de Sica, Roman Vlad e Giovanni Truncellito, circondati dall’affetto di Sasà e dei suoi collaboratori. Approdai sulla spiaggia di Fornillo, c’era Franco Zeffirelli con il suo festival, con i suoi ospiti illustri fra cui Valentina Cortese, Franca Valeri e Paola Borboni, Virginia Attanasio, proprietaria del mitico Hotel San Pietro; giunsi su quella incantevole spiaggia incastonata fra le torri saracene e la roccia dove Pupetto aveva creato un’oasi felice, il piccolo albergo con affacci sul mare, prospicienti la grande veranda-limonaia sotto il pergolato, dove i tavoli imbanditi di meraviglie gastronomiche sono come le sirene per Ulisse. Oggi la “scalinatella longa longa” che fiancheggia tuttora l’albergo, serba il ricordo di un passato irripetibile. Un utile ascensore porta su in un attimo e, solcando la inquietante roccia della Costiera,  giunge all’apice della città da dove si possono ammirare “Li Galli”, gli isolotti che furono di Massine e Nureyev. Riuscirà un ascensore a soppiantare il fascino di quella poesia che Murolo ci ha donato con la sua voce? Riuscirà a competere con le scarpette rosa delle ballerine che, con quei passi alati, ci conducono sempre più in alto con la fantasia e con l’arte sublime della danza? Grazie ad essa  Positano è un anelito e, come tale, non regge il confronto con nessun ascensore al mondo, anche il più panoramico.

Cesare Nissirio

Articolo redatto in occasione della XXXV edizione del PremioPositano Léonide Massine per l’Arte della Danza

 

Pubblicato qui per gentile concessione della rivista GOYA (agosto2006)

 

 
     
     

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